di Nello Cristaudo
Nei giorni scorsi, organizzato dalla Parrocchia Santa Maria Assunta diretta da Don Gerry Currò, in preparazione ai festeggiamenti di Sant’Euplio diacono e martire catanese protettore della città di Francavilla di Sicilia, è andato in scena presso il teatro comunale “Arturo Ferrara” un musical dal titolo “Arriva lu Santu”, testi e musica di Attilio e Maria Grazia Fontana e regia di Paolo Li Rosi.
Lo spettacolo dedicato alla vita di San Pio da Pietrelcina, narra della santità del frate dalla sua tenera età sino alla sua morte, esaltandone l’aspetto religioso, mistico e spirituale: un’ opera musicale ad elevato impatto emotivo che, per la bravura dei giovani cantanti ed attori, ha fatto venire la pelle d’oca ai presenti.
Le voci dei giovani e promettenti artisti siciliani, che hanno già una notevole preparazione avendo peraltro portato in scena sul sagrato di Santa Maria delle Grazie, nella magica cornice di San Giovanni Rotondo, lo stesso musical concludendo l’anno giubilare di San Pio, hanno saputo donare una serie di emozioni e suggestioni tanto da coinvolgere gli spettatori nel leit motif dell’opera.
Regia impeccabile ed inappuntabile, scenografia semplice ma efficace, data da un gioco di sedie che venivano spostate di volta in volta a ritmo della musica e di balli popolari, ma con un significato possente: la costruzione della Casa Sollievo della Sofferenza, l’ospedale voluto fortemente dal Santo, e il pregevole ed efficace gioco di luci che ha completato l’opera catapultando gli spettatori vuoi in una festa paesana o in una terribile tentazione fatta ai danni di San Pio.
Il musical, come dicevamo all’inizio, racconta attraverso la musica, la vita di San Pio da Pietrelcina con dovizia di particolari: storie sul santo tramandate negli anni come preziose testimonianze di una vita fuori dall’ordinario.
L’opera è suddivisa in tre grandi momenti: la giovinezza (dall’infanzia al miracolo delle Stimmate), la maturazione spirituale (la sua vita a San Giovanni Rotondo) e l’ospedale (le mille traversie dalla nascita della Casa Sollievo della Sofferenza fino alla sua completa realizzazione). Lo spettacolo si apre con un sogno fatto da Padre Pio da giovane: un duello che ingaggia con il diavolo suo alter ego, in cui si fronteggiano i due eserciti del bene e del male. Infine, dopo la cornice onirica, si torna su un piano di realtà ripercorrendo alcune vicende salienti della vita del Santo.
Irresistibile e travolgente l’interpretazione del giovane ventitreenne di Sant’Alessio Siculo (ME) Giovanni Saccà, che ha interpretato Padre Pio da adulto – peraltro reduce dalle semifinali di The Voice of Italy la trasmissione televisiva di Rai due – mentre il santo piccolo è stato impersonato dal piccolo Armando Cocimano della provincia di Ragusa. Ammaliante, invece, il ruolo del giovane sedicenne Besart Godinaj, di origine albanese ma ormai italiano a pieno titolo, che ha vestito i panni di un seducente diavolo che tentava in tutti i modi con lusinghe, adulazioni ed attrattive varie San Pio facendogli subire – nell’interpretazione degli autori -persino la censura da parte del Sant’Uffizio a cui fu sottoposto il Santo da Pietrelcina.
Al centro dello spettacolo l’eterna lotta tra il bene ed il male, presente nella vita di ogni essere umano, che ha visto San Pio scegliere ed innamorarsi del bene assoluto. Giovani artisti che si esibiscono per rappresentare una parabola universale fatta di fratellanza e di bontà, attraverso la vita di una delle figure più amate e al contempo emblematiche dei nostri tempi, S. Pio da Pietrelcina. Attorno all’itinerario umano e spirituale di Padre Pio, al secolo Francesco Forgione, si è realizzata una delle più popolari e coinvolgenti esperienze di devozioni religiose dell’Italia.
Padre Pio aveva chiara la sua missione: partecipare della sofferenza del Crocifisso, e alleviare il dolore dei suoi contemporanei, riavvicinandoli a Dio. Perciò volle la realizzazione a San Giovanni Rotondo di una struttura ospedaliera di eccellenza, da costruirsi senza lesinare risorse, in grado di curare gratuitamente i più poveri: la Casa Sollievo della Sofferenza, che nello spettacolo viene egregiamente rappresentata con la costruzione di un edificio fatto da sedie.
Alla fine dello spettacolo Padre Gerry Currò ha ringraziato i giovani attori ed il regista spiegando che ciò che accosta San Pio a Sant’Euplio è la stessa santità, l’ardore provato da entrambi i santi, per il Cristo fino a dare, nel caso di Sant’Euplio, la propria vita. E si è soffermato soprattutto sull’aspetto educativo e divulgativo di un opera del genere nei confronti dei giovani, che se saputi coinvolgere, rispondono spontaneamente e con entusiasmo.
Al sindaco del comune ospitante, Vincenzo Pulizzi, non è rimasto altro che fare i complimenti ai giovani artisti.